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08.09.2025

Quando il vino persiste: arte e armonia

C'è un momento, dopo aver deglutito un sorso di vino, in cui il tempo sembra rallentare.

È lì che si misura la lunghezza di degustazione, ovvero la persistenza con cui gli aromi continuano a raccontare la loro storia sul palato.

Per gli appassionati, questo parametro è una delle cartine di tornasole della qualità: più un vino resta vivo dopo l'assaggio, più rivela profondità, complessità e struttura.

Nei grandi vini, il finale si trasforma in un viaggio sensoriale che può durare anche oltre dieci secondi.

Un soffio di frutta matura, un'eco di spezie, una traccia minerale: ogni sfumatura si rivela a poco a poco, come un ricordo che riaffiora.

Gli esperti parlano di Persistenza Aromatica Intensa (PAI), un valore misurabile in secondi, ma ridurre la lunghezza a un dato tecnico sarebbe un errore.

Conta non solo quanto dura, ma come lo fa.

Un finale lungo ma sbilanciato, dominato da un tannino ruvido o da un'acidità eccessiva, può risultare sgradevole.

La vera eccellenza risiede nell'armonia: intensità, eleganza e persistenza devono fondersi in un unico respiro.

Un vino che "parla" a lungo non si limita a piacere: lascia un'impronta.

È un invito a rallentare, a riflettere, a trasformare l'assaggio in memoria.

Perché, in fondo, il grande vino non finisce con l'ultimo sorso.

Continua, silenzioso, nella mente e nel cuore.

Articolo a cura della Redazione.

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